Perché è difficile che i mongoli vadano in vacanza al mare e
perché i barconi non approdano in Finlandia invece che in Sicilia? Già, perché?
Qualche anno fa la redazione di National Geographic chiese a
un campione di giovani americani di indicare dove si trovasse l’Iraq su una
mappa geografica: il 63% non seppe indicarlo neppure con approssimazione, e
questo malgrado molti dei loro coetanei fossero in quel periodo impegnati in
guerra proprio in quel paese.
Molti ritengono la conoscenza della geografia un accessorio
superfluo, utile solo per i quiz in tv e per i cruciverba. Ma non è così.
La geografia permette di capire la proporzione tra le grandezze,
il senso delle distanze, i legami possibili e quelli improbabili, le rotte
delle migrazioni e dei commerci. Non si tratta di studiare noiose tabelle e
complicati grafici, non serve imparare a memoria gli affluenti di destra del
Po: quello che serve è guardare con attenzione e sana curiosità cartine, planisferi
e mappamondi, è immaginare le persone che ci vivono, è fingere di essere là,
poi qua, poi più a nord…
Viziati da googlemaps, pensiamo che avere il mondo in tasca
significhi trovare la pizzeria più vicina alla spiaggia o guardare sullo
smartphone a che punto siamo dell’autostrada… ed invece significa collocarsi nello
spazio e nel tempo, significa poter indicare un punto e dire consapevolmente “io sono qui”, oppure “qui fa molto freddo” o “qui stanno combattendo una guerra”…,
significa poter esclamare “quanto è
grande la Russia!” o chiedersi “perché
non trovo il Kurdistan?” e andare a
cercare la risposta su internet…
Conoscere la geografia è conoscere la scena del mondo in cui
viviamo, evitare osservazioni insensate e –soprattutto- smettere di credersi
l’ombelico del mondo e di misurare i problemi con il metro del nostro cortile.
John Fahey, il Ceo di National Geographic, l’ha definita
così: «La conoscenza geografica e ciò che
ci permette di legare persone, luoghi ed eventi: è così che diamo senso al
mondo»; in altre parole la capacità di “unire i puntini” per capire il
disegno di cui facciamo parte. E no, non è poco.
Nessun commento:
Posta un commento