Gli oligarchi favorirono la guerra che mise a dura prova la vita, le risorse, il discernimento degli ateniesi.
I tribunali divennero un’arma per delegittimare gli avversari politici e non si arrivava più a distinguere gli innocenti dai colpevoli. Spossato dalla guerra il popolo ateniese si affidò agli oligarchi, nella speranza che si creasse un’epoca migliore, almeno pacifica, ordinata, senza lo spettro della fame. Ma al posto della rigenerazione si ebbe il terrore, al posto della giustizia l’arbitrio e al posto della pace una guerra civile e l’occupazione militare straniera. Gli immigrati, i meteci, vennero imprigionati, cacciati, uccisi. Scrisse Platone: “si giunse a rimpiangere in poco tempo l’antico ordine di cose come un’età dell’oro”.
Non mi azzardo a disegnare parallelismi fantasiosi, ma a me sembra che gli ingredienti della storia siano sempre gli stessi, un po’ come quelle interminabili serie televisive in cui gli episodi si assomigliano tutti, si ripetono i medesimi schemi e ogni personaggio interpreta solo se stesso.
Passano i secoli e finiamo per ripeterci stucchevolmente, convinti ogni volta di essere originali e sicuri che il finale sarà diverso.