sabato 19 novembre 2016

NON SIAMO ORIGINALI QUANTO CREDIAMO

Jules Isaac scrisse -nel 1942- “Gli Oligarchi”, in cui racconta come nell’Atene della fine del quinto secolo a.C. gli aristocratici presero il potere e fecero a pezzi la democrazia. Dal 435 a.C. al 403 a.C., durante la guerra tra Sparta e Atene, gran parte degli intellettuali criticavano incessantemente i meccanismi della democrazia e comici come Aristofane, “preoccupati più di divertire che di riformare”, mettevano in ridicolo Socrate, indebolendolo agli occhi del popolo.
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i oligarchi favorirono la guerra che mise a dura prova la vita, le risorse, il discernimento degli ateniesi.
I tribunali divennero un’arma per delegittimare gli avversari politici e non si arrivava più a distinguere gli innocenti dai colpevoli. Spossato dalla guerra il popolo ateniese si affidò agli oligarchi, nella speranza che si creasse un’epoca migliore, almeno pacifica, ordinata, senza lo spettro della fame. Ma al posto della rigenerazione si ebbe il terrore, al posto della giustizia l’arbitrio e al posto della pace una guerra civile e l’occupazione militare straniera. Gli immigrati, i meteci, vennero imprigionati, cacciati, uccisi. Scrisse Platone: “si giunse a rimpiangere in poco tempo l’antico ordine di cose come un’età dell’oro”.


Non mi azzardo a disegnare parallelismi fantasiosi, ma a me sembra che gli ingredienti della storia siano sempre gli stessi, un po’ come quelle interminabili serie televisive in cui gli episodi si assomigliano tutti, si ripetono i medesimi schemi e ogni personaggio interpreta solo se stesso.
Passano i secoli e finiamo per ripeterci stucchevolmente, convinti ogni volta di essere originali e sicuri che il finale sarà diverso.  O qualcuno si inventa qualcosa di veramente nuovo o almeno smettiamola di crederci geniali e cerchiamo di replicare le puntate migliori della fiction.