domenica 24 maggio 2015

L'OSSESSIONE DEL CONFRONTO


Spesso mi capita di incontrare giovani alla ricerca di un lavoro che non trovano e ascolto -con sofferenza- alcune loro considerazioni  derivanti dal confronto fra la loro situazione e quella dei loro genitori.
Una delle più frequenti suona più o meno: “Alla mia età i miei genitori avevano già due figli e un lavoro sicuro, io senza lavoro non posso permettermi un affitto e non posso nemmeno andarmene di casa; figuriamoci mettere su famiglia! Perché? Di chi è la colpa?” oppure  “I miei genitori hanno una pensione che gli permette di vivere una vecchiaia serena e -per fortuna- di aiutare anche me, ma in futuro non sarà così. Che futuro mi aspetta? Con che coraggio posso pensare di avere dei figli?”
Alla durezza oggettiva della situazione si aggiunge l’amarezza del confronto con la generazione precedente che sembra aver goduto di circostanze economiche più favorevoli.



Ovviamente non è stato un merito allora e non è una colpa oggi essere capitati in un periodo storico nel quale (per certi aspetti) è stato meno difficoltoso progettare e costruire il proprio percorso.
L’andamento dell’economia non è una retta in continua progressione, assomiglia piuttosto a una curva che sale e scende in tempi spesso più lunghi della vita dei singoli individui:  chi vive nel periodo di crescita economica è certamente più fortunato (né più capace, né più felice!) di colui al quale capita il periodo di decrescita. E’ vero che non si tratta di fatalità e che l’economia e l’organizzazione sociale dipendono anche dalle scelte politiche di chi governa, ma –nel lungo periodo- le variabili sono talmente numerose e le connessioni talmente imprevedibili che è infantile pensare che i grandi processi economici e la distribuzione del lavoro nel mondo dipendano in maniera determinante dalla bravura di questo o quel governo.
Inoltre l’andamento dell’economia non è sincrono nelle diverse zone del mondo: nell’Europa degli anni ’50-’70  la curva era certamente in crescita (tanto veloce da generare l’illusione che quella crescita non sarebbe mai finita), non così -in quegli stessi anni- in India e in Cina; oggi avviene il contrario: in Europa la curva scende, in India e in Cina sale. E chissà quante altre volte nei secoli trascorsi la curva sarà andata su e giù, ora qui ora lì!. Se pur con diversi gradi di incertezza e difficoltà, ogni generazione ha cercato (e che altro avrebbe potuto fare?) di ottenere il meglio con le risorse disponibili (ed è per questo che oggi siamo qui a parlarne).
Capisco che possa apparire consolatorio, ma non serve incaponirsi nel confronto con la generazione che ci ha preceduto (e allora perché non quella dei nonni durante la guerra o dei bisnonni contadini o mezzadri?): costruire confronti impossibili serve solo a coltivare l’ossessione della sorte avversa che è un analgesico inefficace.
La partita si gioca sul futuro non sul confronto col passato.