sabato 23 giugno 2012

ANNI MIGLIORI, ANNI PEGGIORI (Quattro chiacchiere con un giovane ingegnere indiano)

-          Molto bella questa città! Sono a Roma da qualche giorno e la trovo affascinante. Io sono di Bangalore, nel sud dell’India. Roma è decisamente più piccola -a Bangalore siamo oltre sei milioni!-, ma molto più ricca di  storia, monumenti e fascino. Qui la storia si tocca davvero con mano! E poi l’Italia è una grande potenza economica, è nel G8, anche in India conosciamo e apprezziamo il famoso “made in Italy” simbolo  di qualità…
-          Una volta forse! Oggi siamo in piena crisi. Non sono certo questi i nostri anni migliori!
-          Quali anni sono stati i vostri anni migliori?
-          Difficile dirlo… probabilmente quelli del dopoguerra, con la voglia di ricostruire tutto e la speranza nel futuro, o forse gli anni ’60, con il boom economico e il PIL che continuava a crescere…
-          E in quegli anni eravate contenti? Dicevate “Questi sono i nostri anni migliori!” ?
-          Io ero un ragazzo e non saprei dirlo con precisione, tuttavia pur rammentando di quegli anni un certo ottimismo diffuso, la facilità a trovare lavoro, l’entusiasmo suscitato da eventi “storici” come le olimpiadi di Roma o l’apertura dell’autostrada del sole, ricordo anche chi (soprattutto i vecchi) si lamentava perché non c’erano più i valori di una volta, perché c’era troppo traffico, perché non c’era più religione, perché l’onestà e l’onore non erano più considerati importanti…
-          E poi, nei decenni successivi, qualcuno ha mai detto “Ecco, questi sono i nostri anni migliori!” ?
-          No, non ho mai sentito nessuno dirlo. Il fatto è che per dire che un periodo sia migliore o peggiore di un altro bisogna fare un confronto, e il confronto è necessariamente con il passato. Finisce che quando le cose sembrano migliorare ti aspetti che gli anni migliori siano quelli che devono ancora venire, e quando vanno male pensi invece che i migliori siano quelli già passati… ecco perché nessuno dice mai che il presente è il momento migliore. Oggi poi... siamo in piena crisi e tutti si aspettano il peggio…
-          Che strano! Pensa che da noi in India questo è un momento eccezionalmente positivo, un po’ come era qui da voi negli anni ’60. In questi anni a Bangalore si moltiplicano le attività,  il PIL aumenta ogni anno e per noi ingegneri elettronici (e siamo tanti) è molto facile trovare lavoro. Dicono che nella mia città ci sia la più grande concentrazione di tecnici e programmatori del pianeta. C’è molto entusiasmo e molto lavoro per i giovani. Il contrario della crisi. E’ proprio vero che tutto è relativo! Pensa che mentre qui da voi c’era il boom economico i miei nonni facevano la fame, accettavano qualunque lavoro e cercavano di emigrare…
-          Si, mi ricordo qualche manifesto contro la “fame in India”, a scuola ci facevano notare quanto eravamo fortunati rispetto ai nostri coetanei indiani… e pensare che oggi sono invece i nostri figli a non trovare lavoro… forse dovrebbero venire a cercarlo in India… 
-          E perché no? Ma vi avverto… devono essere davvero bravi e devono avere voglia di lavorare, sennò sarà dura…
-          Forse allora la crisi non è così globale come dicono… È che ci sentiamo sempre al centro del mondo: quando la crisi riguarda noi è “universale”, quando riguarda gli altri è solo “in via di sviluppo”.  Forse sarebbe più corretto precisare meglio di che crisi parliamo, chi coinvolge e quali aspetti riguarda… noi italiani abbiamo un po’ la tendenza apocalittica a considerare “senza precedenti” quello che ci tocca da vicino…, faremmo meglio a sorvegliare le parole che usiamo, soprattutto gli aggettivi…
-          Beh… non sarebbe una cattiva idea! Se insistete con il pessimismo i vostri giovani si convinceranno che non c’è nessuna via di uscita e che non vale la pena impegnarsi, studiare, cercare, sperare… non vorrei che venissero tutti a Bangalore!

venerdì 1 giugno 2012

PESCATORI, PIRATI E MAGÌE DI INTERNET

Temo che Internet cominci a esagerare con le sue magie.
Non basta sapere immediatamente cosa sta accadendo in qualunque parte del mondo, deve esserci qualche misteriosa applicazione che permette anche di conoscere come sono andate effettivamente le cose, ciò che è vero e ciò che è falso, chi ha ragione e chi ha ha torto, chi sono i buoni e chi sono i cattivi... ovviamente tutto in tempo reale.
La mattina di mercoledi 15 febbraio ero a Roma e sono andato normalmente al lavoro; non ero al largo delle coste del Kerala sulla petroliera Enrica Lexie, né a bordo del peschereccio St. Anthony su cui sono stati uccisi Selestian Valentine e Ajesh Pinky. Ero a Roma e quindi come sono andate le cose, semplicemente, non lo so.
Posso ovviamente farmi molte domande (Selestian e Ajesh erano pirati? sono stati uccisi dai marò italiani? hanno avuto un comportamento ostile? i marò si sono limtati a colpi di avvertimento? il fatto è avvenuto in acque internazionali? a chi rispondono due militari su una nave civile? ecc.), ma non sono in grado di darmi risposte.
Anche il mio amico Giuseppe era a Roma, ma probabilmente dispone della misteriosa applicazione a cui accennavo prima perché già nel pomeriggio scriveva su facebook con assoluta certezza che i nostri due coraggiosi marò rischiavano l'arresto solo per aver difeso la nave italiana dall'assalto dei pirati e accusava il governo del Kerala di violare la legge internazionale poiché il fatto era avvenuto fuori delle acque territoriali. Incredibile quante certezze si possano avere stando a diecimila chilometri di distanza!
Ancora più incredibile è però il fatto che nelle stesse ore il mio amico indiano Agraj, anch'egli a Roma, scriveva con altrettanta certezza che i due marò italiani erano cinici assassini di inermi pescatori, era sicuro che il fatto fosse avvenuto in acque indiane e sperava in una condanna esemplare che dimostrasse il superamento di ogni condizionamento neocolonialista. Evidentemente anche Agraj dispone della misteriosa applicazione che consente di sapere subito, senza alcun dubbio, come sono andate le cose, chi ha ragione e chi ha torto, ecc., solo che -forse- l'ha comprata in un altro negozio o ne ha acquistata una versione indiana...
Sono passati più di tre mesi da allora, si sono incrociate istanze e delibere, diplomatici e giudici, risarcimenti e cauzioni, periti e assicuratori, ma come sono andate davvero le cose e dove siano davvero collocate le responsabilità non è ancora per niente chiaro. Né la informatissima BBC (http://www.bbc.co.uk/news/world-asia-india-18263365), né la puntigliosa Reuters (http://www.reuters.com/article/2012/05/30/us-india-italy-crime-idUSBRE84T0LZ20120530) sono in grado di andare oltre una giustapposizione delle diverse versioni.
E' evidente che nessuno ha informato i giudici, i diplomatici e le agenzie internazionali della misteriosa applicazione di cui dispongono Giuseppe e Agraj, perché loro due continuano imperterriti a sostenere le loro tesi non con la serietà di chi argomenta, ma con la sicurezza di chi pontifica. Giuseppe ritiene doveroso "riportare a casa i nostri ragazzi" con qualsiasi mezzo, compresi un blitz delle teste di cuoio in Kerala e l'interruzione dei rapporti diplomatici con l'India, Agraj si dice nauseato dagli italiani e si chiede come avrebbero reagito se due militari indiani avessero ucciso due pescatori di Ponza davanti a San Felice Circeo...
La misteriosa applicazione deve comunque essere assai diffusa, perché Giuseppe e Agraj hanno un sacco di amici e presto scenderanno tutti in piazza a sostenere le rispettive certezze.
C'è ancora qualcuno a cui interessa sapere come stanno realmente le cose, sospendendo il giudizio prima di conoscere i fatti?
Ovviamente se due affermazioni si contraddicono non possono essere entrambe vere, ma potrebbero essere sbagliate entrambe, potrebbero intrecciarsi tra loro ed essere entrambe parzialmente attendibili, potrebbe esserci una terza versione fino ad oggi non emersa... ma ho il sospetto che tutta questa complessità non sia affatto sexy... molto meglio il classico tifo calcistico "curva sud contro curva nord",  l'importante è gridare qualcosa sul palco e chissenefrega di capire...
Forse il problema non è la misteriosa applicazione, ma il rifiuto di accettare che le cose non sempre sono come vorremmo che fossero, non sempre vanno come vorremmo che andassero, non sempre è possibile capirle con la chiarezza che desidereremmo. Le scorciatoie sono tutte infantili, anche se viaggiano su internet.