domenica 3 giugno 2018

SENZA PAROLE SIAMO PIU' POVERI E PIU' SOLI

Se c’è qualcosa che mi preoccupa ancora di più degli orientamenti politici che si vanno affermando è la progressiva e inarrestabile perdita di significato delle parole.
Se posso fare un’affermazione con un significato univoco e primario (“voglio”, “rifiuto”, “concordo”, “dissento”…) e poco dopo affermare il contrario senza sentire il bisogno di rendere conto (a me stesso innanzitutto!) del contrasto inconciliabile tra le due, significa che le parole non “significano” più il concetto a cui rimandano, hanno solo una funzione emozionale che dura appena il tempo di pronunciarle e nulla più. Non rimandano più a niente, non c’è più un piano di significato di cui esse sono il segno. Suoni inutili e ambigui che non servono più a nulla.
E senza parole del cui significato possiamo fidarci non c’è modo di elaborare un pensiero complesso, di spiegarsi, di comunicare compiutamente. Senza parole “sicure” diventiamo progressivamente più poveri e più soli, e non basterà una tornata elettorale per restituire loro senso e funzione. Stiamo dilapidando un capitale prezioso. Che tristezza.

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