domenica 9 febbraio 2014

TANTO PER FARSI UN'IDEA

Si fa sempre molta confusione quando si parla di stipendio e di guadagno. Spesso la confusione tra lordo, netto, costo ed altre diavolerie, finisce per alimentare convinzioni sbagliate e sensi di frustrazione.
Quando parliamo di stipendio, ci riferiamo al “netto” che va in tasca al dipendente, al “lordo” della sua paga o al “costo” per l’azienda? Sono tre cose molto, ma molto diverse!
Troppo spesso liquidata come “tecnica”, è una questione che riguarda la sostanza del lavoro.
Provo a spiegare la faccenda (cercando di non farla troppo complicata) con un esempio.
Se la mia busta paga “pulita” è di 1.500 euro al mese e le mie mensilità sono 13, alla fine dell’anno avrò guadagnato “netti” 19.500 euro.  Di tutto il resto -molti dicono- “non so e non voglio sapere”. 
Così, tanto per avere un’idea, per avere un netto di 19.500 euro, bisogna che il mio “lordo” sia di circa 31.000, di cui 9.000 serviranno a pagare le mie tasse e 2.500 a pagare i miei contributi INPS, ecco perché me ne restano solo 19.500. Dunque a me “sembra” che il mio guadagno sia di 19.500, ma il mio stipendio pieno è di 31.000.
E non è finita. A questo punto l’azienda per cui lavoro deve aggiungere ai contributi e alle tasse che mi ha trattenuto la parte a suo carico (INPS e INAIL) che fanno più o meno altri 8.500 euro, pagare le tasse regionali (IRAP) altri 1.500 euro e infine accantonare la mia quota di liquidazione (TFR) 2.500 euro: totale finale 43.500. Questo è il mio costo totale… anche se a me entrano solo i 19.500 netti (1.500 al mese).
Riassumendo: se in un anno io “guadagno” 19.500, il mio “stipendio” è 31.000 e il mio “costo” è 43.500, cioè ben più del doppio di quello che “guadagno”!
(Ho un po’ arrotondato le percentuali, ma la sostanza è questa).

Quando leggo sul giornale che Tizio “guadagna” 100 mentre Caio “guadagna” 200, vorrei capire se 100 è quello che guadagna, quello che è il suo stipendio lordo o quello che costa in totale… c’è davvero una grande differenza! Insomma se guadagno i miei 1.500 euro al mese e un giornale scrivesse che guadagno 43.500 euro l’anno, mi scoccerebbe se chi legge si facesse l’idea che ogni mese mi metto in tasca 3.625 euro (cioè 43.500 diviso 12) !

Naturalmente tutto questo non c’entra niente col fatto che il mio stipendio sia giusto o no.
Sarebbe interessante conoscere i criteri in base ai quali riteniamo “giusta”, “troppo alta” o “troppo bassa” la retribuzione di un lavoro. Non sono poche le variabili di cui tenere conto: la competenza che occorre per farlo, la responsabilità che comporta, la fatica che richiede, il tempo che impegna, i rischi connessi…. Non è facile valutare, dipende dalla combinazione delle variabili e dal peso che vogliamo dare a ciascuna di esse: un lavoro potrebbe richiedere molta competenza e comportare poca responsabilità o viceversa, poca fatica e tanto rischio o il contrario e così via. Cosa è giusto pagare di più? la responsabilità? la fatica? la durata? il disagio? il rischio? la competenza? la creatività?
Quale che sia il criterio che consideriamo più giusto, la realtà è molto più pragmatica: non è ciò che sarebbe (o ci sembra) essere giusto a definire il compenso di un lavoro, ma semplicemente il punto di equilibrio tra quante persone sono disposte a farlo e a quante persone serve che sia fatto.
Se sono l’unico idraulico in un paese rimasto isolato il mio lavoro sara molto richiesto e ben pagato, se siamo dieci idraulici il mio lavoro varrà molto meno, se sono l’unico idraulico in un villaggio africano senza acqua, non interesso a nessuno.
Certo, tutto questo se uno il lavoro ce l’ha. Ma questa è un’altra storia.


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